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Giancesare Battaini (Milano, 1924) appartiene a una famiglia di costruttori milanesi: già il nonno, Cesare Battaini, aveva creato una propria impresa edile attiva dalla fine dell’Ottocento, poi proseguita dal padre, Ugo Battaini, e alla cui attività lo stesso Giancesare contribuirà con i suoi primi disegni tecnici durante gli studi superiori a Brera. La sua formazione scolastica ha un’interruzione subito dopo la terza media per un anno che il futuro architetto trascorre in parte presso il pittore Augusto Colombo e in parte presso l’architetto Luigi Pellini: col primo approfondisce il disegno artistico, col secondo quello tecnico. Riprende gli studi frequentando il liceo artistico di Brera e iscrivendosi al Politecnico nel 1942 dove studia con Piero Portaluppi e Gio Ponti. Si laurea nel 1947, dopo la parentesi della guerra tra il 1942 e il 1945 che lo vede prima soldato, poi internato in un campo.
Fa un breve praticantato presso lo Studio Portaluppi, che lascia presto per iniziare la propria attività professionale autonoma. Tutta la sua vita professionale trascorrerà nella collaborazione con l’ingegner Andrea Bazzani; in anni successivi parte dei suoi progetti saranno edificati dall’impresa del fratello, pur mantenendo sempre l’architetto la propria autonomia e continuando a progettare per altri committenti. Si occupa attivamente di prefabbricazione, in particolare negli anni Cinquanta e Sessanta, e studia autonomamente elementi prefabbricati per molti dei suoi progetti edilizi.
L’attività professionale lo vede impegnato particolarmente nella realizzazione di edifici ad uso privato, come condomini (41 in tutto di cui 35 nella sola città di Milano) e ville (12); edifici ad uso pubblico (tra cui il primo progetto per l’Aeroporto della Malpensa solo in parte realizzato, le residenze per gli ufficiali dell’Aeronautica e un asilo a Parabiago) e progetti di design tra cui alcuni progetti per interi ambienti della casa secondo una modalità tipica degli anni Cinquanta.
Giancesare Battaini fa parte di quel gruppo di professionisti che contribuiscono a ricostruire Milano nel periodo post bellico e che sono esponenti di un clima culturale peculiare alla città; si tratta di architetti e ingegneri per cui la professione è materia molto concreta e deve rispondere a criteri di funzionalità; gli edifici non devono essere caratterizzati in senso autoriale, ma devono rispondere a criteri di funzionalità, modernità, piacevolezza, rimanendo però sempre all’interno di un comune gusto estetico che li renda desiderabili da parte del mercato; edifici ben progettati ma non necessariamente emergenti nel panorama urbano: Milano è da sempre la città che esprime le sue potenzialità dietro a facciate tutte uguali.
Battaini a partire dalla fine degli anni Quaranta, progetta edifici residenziali e per uffici che appaiono ancor oggi senza tempo, di difficile collocazione cronologica che ancora oggi non appaiono datati. Tuttavia, qua e là secondo il suo estro personale, l’architetto si permette di inserire alcuni particolari “artistici” che danno originalità al progetto senza contrapporsi al gusto corrente: un mosaico sulla facciata del palazzo di via Paolo da Cannobio, pannelli figurativi negli interni dell’edificio in Via Zendrini, un mobile-libreria dalle forme astratte e colori decisi per l’arredamento di una casa borghese.