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In 17 anni, tanti ne sono trascorsi da quando ho iniziato a lavorare al CASVA, ho organizzato e partecipato al trasferimento di 13 archivi sui 23 conservati a tutt’oggi.
Quando si progetta il trasferimento di un archivio, sostanzialmente due sono le situazioni tipo: l’archivio è ancora nello studio professionale e si identifica con gli spazi in cui si è formato, riflettendo i processi mentali del soggetto produttore – architetto, designer, grafico, associazione di più professionisti –, oppure l’archivio è stato trasferito in altri spazi alla dismissione dello studio e, nel caso il produttore sia venuto a mancare, è stato acquisito dagli eredi che possono aver operato scelte, selezionato e riordinato diversamente la documentazione rimasta.
Organizzare il trasporto dallo studio ancora operativo al deposito dove verrà conservato è diverso dall’organizzare il trasporto da un deposito provvisorio utilizzato alla chiusura dell’attività.
Il trasferimento del materiale documentario da un luogo diverso da quello dello studio professionale è un’operazione piuttosto lineare, perché interviene quando sono già stati eliminati tutti i rapporti sovrastrutturali tra le diverse tipologie documentarie e il luogo della loro produzione.
Il trasferimento dallo studio professionale invece presenta un maggior grado di complessità. L’archivio in questo caso si trova negli spazi in cui, nel tempo, si è costituito. Si offre così alla ricerca la possibilità di indagare la relazione tra spazio di conservazione dei documenti e spazio di lavoro, identificando i rapporti spaziali tra le carte e l’attività professionale, rapporti che nel tempo assumono un significato semantico autonomo. Non c’è bisogno di sottolineare come trasferire l’archivio da uno studio professionale in un deposito di conservazione significhi operare una distruzione di tali rapporti.
Il trasferimento dell’archivio Mari è un esempio di questo secondo caso.
In previsione del trasferimento della documentazione, tra il 2020 e il 2022 è stato predisposto, con lo scopo di restituire l’inventario di consistenza dell’archivio, un database a cui hanno lavorato la dott.ssa Francesca Giacomelli, assistente di Enzo Mari, e la sottoscritta con l’aiuto della dott.ssa Monica Gabas e della dott.ssa Sara Consonni; durante il trasferimento – coordinato dalla Conservatrice dell’Unità, dott.ssa Cristina Miedico, con la collaborazione della dott.ssa Margherita Pasini e della dott.ssa Beatrice Balbi e la presenza della dott.ssa Francesca Giacomelli, oltre alla sottoscritta, che si è occupata più della fase organizzativa che di quella operativa - il database è stato implementato, a cura della dott.ssa Cristina Miedico e della dott.ssa Margherita Pasini, introducendo sia dati di dettaglio, sia ulteriori campi esplicativi, tra cui particolarmente interessanti risultano i tre che riguardano la collocazione dei documenti: all’interno dello studio, all’interno dei colli di trasporto e presso Fabbrica del Vapore (collocazione provvisoria). Non si tratta di un’ansia di precisione topografica, quanto piuttosto della necessità di restituire una fotografia, non iconica ma testuale, dello studio al 2023. Va precisato che a partire dal 2015 circa, quando Enzo Mari si è ritirato dalla professione attiva, lo studio è diventato luogo di ricerca aperto agli studiosi, trasformando sensibilmente la propria fisionomia. Quando nel 2019 vi abbiamo messo piede per la prima volta la dott.ssa Maria Fratelli, Dirigente dell’Unità, ed io, negli ambienti appariva chiara questa funzione, mentre era offuscata la funzione produttiva precedente, che risultava come congelata al 2015 (molto evidente ad esempio nei disegni in corso di lavorazione e mai sviluppati completamente ancora applicati ai due tecnigrafi).
Dello studio esistono varie serie di fotografie scattate nel tempo, di cui il CASVA ha a disposizione quelle di Francesca Giacomelli del 2016, di Cesare Lopopolo del 2020, di Alberto Lagomaggiore del 2022; le fotografie, mostrando ambienti sostanzialmente immutati nel tempo, testimoniano lo sforzo di mantenere vivo il progetto archivistico voluto dallo stesso Enzo Mari, evidenziato dalla redazione di due successivi registri dei progetti, il ”Registro dei progetti morto. Prima bozza dell’archivio progetti redatta dal 1948 al 1970” e il “Registro dei progetti” in due volumi. Entrambi i registri si prefiggono di elencare i progetti in ordine cronologico, rendendo conto nel contempo della collocazione della relativa documentazione; entrambi i registri non sono completi e possono riportare informazioni non corrette.
Rispetto ai Registri dei Progetti e ai servizi fotografici, il database elaborato durante il trasferimento dell’archivio offre un grado di conoscenza più approfondita dell’archivio in quanto veicolo di una complessità descrittiva che ha l’ambizione di rendere conto della stratificazione sessantennale di carte e oggetti, colta nel momento immediatamente precedente al suo disallestimento e restituita in forma di tabella inventariale.
La nuova sfida sarà studiare il modo in cui ricollocare l’archivio nella sede definitiva presso il QT8, restituendo l’immagine della sua originalità quale riflesso dell’originalità del pensiero di Enzo Mari.
Elisabetta Pernich
Referente per gli archivi CASVA