La mostra “Milano città immaginata. 10 progetti dagli archivi CASVA”, dedicata a Milano e alla cultura del progetto, riunisce e valorizza alcuni dei “progetti non realizzati” conservati negli archivi del CASVA. Dall’ampia collezione sono stati selezionati dieci lavori che corrispondono a dieci pagine emblematiche della cultura del progetto a Milano.
I progetti selezionati sono: Gianni Albricci, Augusto Magnaghi, Mario Terzaghi, Pier Italo. Trolli, Marco Zanuso: concorso per l’Arengario e la sistemazione di Piazza del Duomo (1937); Luciano Baldessari: Progetto per Piazza San Babila (1936-1937); Francesco Gnecchi-Ruscone, Carlo Santi, Silvano Tintori, Piero Monti: Progetto delle “Cinque vie” per la XII Triennale di Milano (1960); Fredi Drugman, Virgilio Vercelloni: Centro Civico al QT8 (1962-1965); Francesco Gnecchi-Ruscone: Concorso per la sistemazione urbanistica e architettonica di Piazza Fontana (1967-1969); Virgilio Vercelloni: Concorso per la progettazione del sistema urbano: Piazza Duca d’Aosta, via Vittor Pisani e Piazza Repubblica (1988); Vittorio Gregotti: Proposta per l’area ex- Varesine e quartiere Isola (1979-1980). Fredi Drugman: Quartiere Garibaldi (1981); Jonathan De Pas, Donato D’Urbino, Paolo Lomazzi con Roberto Sambonet: Concorso per la sistemazione di Piazza del Duomo (1984); Vittorio Gregotti: “Ferrovia e città” (1984), un progetto per Piazzale Cadorna.
A ogni luogo scelto corrisponde un tema indagato e spiegato al grande pubblico degli studiosi della materia, ma anche facilmente visualizzabile attraverso una rappresentazione grafica a cura di un illustratore.
I dieci progetti in mostra, per il loro valore culturale, azzerano le distanze temporali: un passato culturalmente rigoglioso coltivato per un arricchimento futuro.
Il centro, le piazze, le vie e i quartieri di Milano avrebbero potuto essere diversi ma forse quella diversità affiora comunque nel paesaggio urbano di oggi.
Con questa mostra, attraverso una lettura critica dei materiali conservati negli archivi del CASVA, si vuole così diffondere la cultura del progetto attraverso le visioni della città.
Nella tensione che si costruisce tra una città invisibile, perché fin troppo consueta, ed una città immaginata, si apre uno spazio interpretativo, si coltiva la capacità critica e di giudizio ovvero si fa storia.