Roberto Sambonet

Roberto Sambonet deve la propria fama quasi esclusivamente alla qualità delle sue creazioni di design, frutto di una creatività e di una maestria professionale che sconfinano nel genio; in realtà la sua grande passione fu la pittura a cui si dedicò per tutta la vita, raggiungendo elevati risultati.

Narrano le cronache familiari che già all’età di poco di più di tre anni ritraesse non solo i suoi familiari, ma chiunque passasse per la casa di famiglia a Vercelli; la passione per la pittura lo portò a consolidare il proprio percorso artistico iscrivendosi nel 1950 al corso di affresco che Achille Funi teneva presso l’Accademia Carrara di Bergamo e partecipando alla esperienza del gruppo dei Picassiani, nonostante avesse già iniziato gli studi di architettura al Politecnico tra il 1942 e il 1945, seguendo i desideri paterni.

 

Nel 1948 partì per il Brasile con la prima moglie Luisa Bernacchi, la cui famiglia vi si era trasferita dall’Italia anni prima. Qui ebbe l’occasione di conoscere Pietro Maria Bardi e la moglie Lina Bo, che lo coinvolsero in numerosi progetti curati dal prestigioso Museo d'Arte di San Paolo (MASP): dall’insegnamento della grafica, alle mostre di pittura, fino alla progettazione e all’organizzazione della Prima sfilata di moda brasiliana.

Di ritorno in Italia negli anni Cinquanta ebbe modo di conoscere Alvar Aalto con cui collaborò e fu amico per tutta la vita; di AAlto Sambonet dipinse anche un ritratto di grande vivezza.

Nella sua carriera di designer vinse quattro volte il Compasso d’Oro: nel 1956 per la serie Vassoi in acciaio inossidabile; nel 1970 per la Pesciera; nel 1979 per il simbolo della Regione Lombardia, con Bruno Munari, Bob Noorda e Pino Tovaglia; nel 1995 il Compasso d'Oro alla carriera.
Accanto all’attività di designer, quella di pittore lo portò a esporre in mostre personali a Stoccolma, Helsinki, Milano, Roma, Brescia e Vercelli e nel 1966 alla XXXIII Biennale d'Arte di Venezia.

 

Tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta collaborò con La Rinascente come graphic designer, occupandosi di campagne promozionali, delle “Grandi manifestazioni”, dell'allestimento di vetrine e di sfilate di moda.
Negli anni successivi si avvicinò all’azienda di famiglia per ridefinirne l’immagine e l’offerta commerciale, avviandone la produzione verso un maggiore rigore con una precisa attenzione alle nuove tecnologie, progettando una nuova serie di oggetti in acciaio per la cucina: la Pesciera, il set di pentole Center Line; le posate Longilinea, Pic nic, RST; i Triangoli Appetizer e l’Antipastiera-Legumiera in acciaio, per citare solo i più famosi.

Dagli anni Settanta avviò la collaborazione con le ditte Baccarat, Seguso Murano, Tiffany, Richard Ginori e Bing & Grondhal per le quali disegnò varie collezioni di cristalli, vetri, gioielli e porcellane.

 

L’archivio professionale nel suo complesso è diviso in due parti: negli anni Novanta Roberto Sambonet ha donato allo CSAC di Parma i disegni tecnici dei progetti degli oggetti di design, mentre nel 2010 la famiglia ha depositato presso il CASVA tutto l’archivio progettuale composto non solo da disegni tecnici, ma anche schizzi progettuali, menabò di libri e riviste, prototipi, oggetti finiti, realizzati e non, packaging, che illustrano compiutamente il suo pensiero progettuale.