Fredi Drugman

 

A partire dalla sua laurea in architettura al Politecnico di Milano nel 1951, Fredi Drugman inizia la carriera nell'ambito accademico prima come assistente di Franco Albini allo IUAV di Venezia e dal 1985 come docente di Allestimento e Museografia al Politecnico di Milano.

Centrale nella sua attività è stato sempre il tema del museo, inteso come luogo di cultura accessibile a tutti, di scienza, di dibattito sociale e parte attiva nella vita della città, declinato sia in senso strettamente architettonico, sia più ampiamente museologico e museografico.

In questo campo, rilevante in particolar modo è il suo lavoro sui musei scientifici e la proposta di un Museo/Archivio per il Politecnico di Milano.

Fredi Drugman è stato tra i primi teorizzatori in Italia del concetto di "museo diffuso", termine che spiega nel suo libro "Idee per un progetto di museo lungo il Trebbia".

 

Durante tutta la sua vita professionale unisce all’attività di docente quella di architetto con una particolare sensibilità verso il ruolo sociale e politico dell'architettura nel disegno e nella gestione della città.

A questa visione della professione si richiamano i progetti per la costruzione dei quartieri nella fascia esterna dell’area metropolitana milanese – le case in cooperativa a Muggiò, Monza e Sesto san Giovanni – e la partecipazione al progetto del quartiere Badia di Brescia per l’Ina Casa, di cui è capogruppo Piero Bottoni.

Significativi i progetti per il Museo e la biblioteca della comunità montana della Valchiavenna (1976-1983), la ristrutturazione a centro sociale e culturale della villa Belvedere a Macherio (1981-1986), il restauro della Torre comunale e la sistemazione esterna del Santuario della Madonna delle Bozzole (1981-1994), entrambi a Garlasco.

 

Di notevole importanza per Milano sono il progetto per il quartiere Garibaldi, il cui primo studio risale alla tesi di laurea del 1951, definito poi tra il 1971 e il 1981 in stretta collaborazione con gli abitanti e contro i progetti speculativi degli anni '50 e '60, e il progetto per un Centro Civico al QT8, sviluppato tra il 1962 e il 1965 su richiesta del Comune di Milano con gli architetti Franco Buzzi Ceriani e Virgilio Vercelloni, che però non arrivò mai a compimento per abbandono del progetto da parte del committente.

 

L’archivio si compone di un interessante corpus grafico relativo all’attività professionale svolta tra il 1951 e il 1994 (quantificabile in 126 progetti di architettura e urbanistica), a cui si affiancano l’attività di ricerca, l’attività didattica e l’attività politica, aspetti tutti che formano un complesso coerente nella vicenda personale di Fredi Drugman.

L’archivio professionale dell’architetto Fredi Drugman è stato donato nel 2009 dagli eredi, sig.ra Annamaria Riva e arch. Giovanni Drugman, al CASVA del Comune di Milano.